Prendete un foglio, prendete una matita e cominciate a scrivere. Non preoccupatevi di nulla, scrivete e basta. Non serve allineare le parole, potete scriverle anche disegnando circonferenze o altre forme irregolari, ma c’è di più: le parole ve le potete anche inventare.
Io, ad esempio, sono un collezionista di parole inventate, ho un vocabolario segreto, un libretto creativo che ho ricavato da una vecchia rubrica (uno strano aggeggio cartaceo che si usava un tempo per scrivere i numeri di telefono), dove custodisco, in ordine alfabetico, le mie parole inventate. Stracavallare, incartenziarsi, cianosforiscopio, blealabbra, prutarmadi, almeringa, scottisorolo… Di fianco ad ogni parola, poi, scrivo anche il suo significato. Lo improvviso ascoltando con attenzione la sua musica e tutte le strane associazioni, fantasie e ricordi che mi evoca. Una parola come stracavallare, per esempio, potrebbe anche significare “correre a perdifiato galoppando come matti”. Blealabbra potrebbe anche essere un lucidalabbra dal sapore schifoso.
Inventare parole e relativi significati è divertentissimo, è un modo per scaldarsi le dita e scrivere in libertà come certi vecchi poeti futuristi ci insegnarono nel passato.
Ma è ancor più divertente e scatenante se queste parole, poi, si riesce a conservarle, se finiscono per comporre un libro creativo, un vocabolario segreto a cui attingere per infiltrarle poi al momento giusto. Perché non è detto che l’ispirazione poetica debba essere solamente e prepotentemente seria, adulta, eterna. Potrebbe anche essere così felicemente matta e divertente da consentirci di usare parole inventate, così, giusto perché suonano, cantano e ballano e ci fanno vibrare insieme a loro.
Perché scrivere con i bambini è l’atto creativo per eccellenza, e fare libri creativi con le parole che ne vengono fuori ci permette di condividere la magia del libro di carta, di prendere confidenza con uno strumento, il libro, impareggiabile per realizzarci e sperare in un mondo migliore.