ARTE PER GLI ANIMALI

Attivarsi per una causa significa compiere degli atti verso la risoluzione di un’ingiustizia, significa azione.
L’attivismo per la Liberazione Animale si è distinto, da diversi anni, con delle azioni eclatanti: persone che entravano nei luoghi della prigionia e della tortura e liberavano gli animali.
Ma ci sono diverse forme di attivismo che passano anche dalle proteste ai tavoli informativi,  dal volontariato alle manifestazioni. L’idea di fondo, infatti, nasce dalla consapevolezza che, pur riuscendo, per assurdo, a distruggere tutte le gabbie, nulla impedisce che il giorno dopo ne vengano costruite sempre di nuove.
Da qui la necessità di incidere sempre di più e con sempre maggior efficacia sull’immaginario collettivo, proprio su quelle gabbie mentali che caratterizzano le nostre società fondate sulla gerarchia e sull’antropocentrismo.
In questo senso, una forma particolarmente innovativa di attivismo, si rivolge all’arte, all’espressione creativa, al linguaggio poetico alla fotografia, alla pittura, al teatro, ma anche al tatuaggio come al docufilm o alla satira per esternare un messaggio di Liberazione che sia sempre più potente ed efficace.  Il linguaggio dell’arte, infatti, è in grado di comunicare direttamente con il nostro inconscio, è in grado di superare in un lampo tutti i luoghi comuni che diamo per scontati, è in grado di provocare straniamento e cortocircuiti mentali.
Si chiama Artivismo ed è una tecnica che coniuga l’arte con l’attivismo, l’opera con l’azione e la liberazione. Qui ne abbiamo presi in considerazione alcuni descrivendo e illustrando  brevemente le loro attività. Dalle tele di Kiewert alla tatoo art di Meschi, dal docu film di Majocchi alle installazioni di Horner/Antflinger.

Arte per gli animali è quindi un libello sulle nuove frontiere dell’attivismo che, a nostro parere, dovranno anche essere giocate sulla scena artistica per poter sperare di incidere su millenni di condizionamenti specisti che appaiono, drammaticamente, sempre più solidi e sofisticati.