Il punto interrogativo e il mistero delle parole

interrogativoChi meglio del punto interrogativo è in grado di sciogliere i misteri del testo?
Potete disegnarlo nei modi più disparati, ma il punto interrogativo resta il segno più evocativo di tutta la parata punteggiata. Con una parabolica curvatura vagamente spiraloide ispira fiducia per il suo domandare incessantemente senza mai fermarsi e pretendere risposta.

Con il suo punto posto alla base, diviene un’esplosione di vita, di curiosità, ma anche di autorevolezza e concreta esperienza vissuta e giocata tra le parole più complesse ed esigenti.
Guardatelo da vicino, soffermatevi sulle sue linee sensuali e felicemente caricaturali, gustate la scaltrezza sinuosa in equilibrio tra il cartoon e la seriosità del testo classico dipinto a pennello su righe antiche, lasciatevi prendere per mano dal suo interrogare in una rapida e dolce piroetta   lessicale che rapisce.

Solo così riuscirete a gustare il suo estro artistico, il suo procedere leggero e magico, lievemente sollevato da terra. Molleggiato anche, adattabile a qualunque contenuto che si ribalta senza paura in una domanda.
E a ben pensarci, il punto interrogativo non si limita a chiudere un periodo segnalando la chiara intenzione di chiedere. Il punto interrogativo, in verità, aleggia in tutta la frase coinvolgendo la lettura nella sua intonazione, nel suo senso, nel suo dirigersi verso il finale mantenendo accesa la suspense del dubbio.

Il punto interrogativo è il profumo del fiore che attira l’insetto: deve essere ben visibile e arrotondato per accalappiarti e darti il segnale in anticipo.
Se non lo vedi sin dalle prime battute la stonatura è assicurata.
E’ per questo che l’hanno disegnato con una curvatura così accattivante.
Il punto interrogativo deve sedurti, conquistarti, deviare la tua certezza affermativa e lanciata verso una chiara interpretazione del senso ponendoti con fermezza nei panni di chi non sa, di chi chiede, di chi si interroga, di chi dubita.
Quale magnifica partenza per qualunque avventura?

Il punto interrogativo incarna il mistero insolubile delle parole nella loro profondità, nel loro suonare musiche sottili proprio mentre leggi, proprio mentre ascolti, proprio mentre scrivi.
Il punto interrogativo, però, ti permette di procedere anche senza risposta, è questo il suo vero messaggio, il suo regnare contro ogni certezza che pretende di analizzare logicamente e grammaticalmente tutte le righe dell’esistenza.

Il punto interrogativo, quindi, è un punto che campeggia dispettoso sopra la testa delle certezze, degli assoluti, degli assiomi, dei dogmi feroci e incorruttibili e, più in generale, di tutte le regole.
Finchè ci sarà un punto interrogativo che viaggia libero sulla scena del testo, la libertà sarà sempre garantita, al di sopra e al di sotto di ogni ragionevole dubbio.
E poi, dopo il punto interrogativo, potrà seguire una nuova domanda, potrà aleggiare la candida atmosfera di chi finge di non sapere chiedendo, o di chi afferma domandando, o di chi domanda solo per mettere in luce la potenza dell’ovvia risposta.

In fondo, chi ripone la sua fiducia nel punto interrogativo, difficilmente sarà tradito perchè, grazie alla sua eccentrica curvatura, avrà l’occasione di guardare con più attenzione dentro se stesso, là dove tutte le risposte sono nascoste sin dall’alba della prima domanda.

In principio, e solo in principio, tutto era certo, trasparente e illuminato da una chiarezza adamantina. Tutte le parole si allineavano obbedienti in righe diritte come rette infinite, ogni senso serpeggiava regolare senza dubbi o domande di sorta. Ma ad un certo punto, a qualcuno, gli venne da ridere perchè tutta quella sicurezza basata su una ed una sola interpretazione del mondo del testo, era una faccenda diabolicamente ridicola e insostenibile. Questo qualcuno cominciò a sganasciarsi, a piegarsi dalle risate. E più rideva e meno riusciva a stare diritto come l’educazione della certezza affermativa imponeva. E più rideva e più la sua conformazione si arrotondava curvandosi con sensuale allegria.
Fu così che nacque il punto interrogativo, nacque ridendo di ogni certezza e, da quel giorno, non ha più smesso di fare domande.