SCARTI D’ARTISTA IN LIBRO D’ARTISTA

Due eco-libelli creativi realizzati con scarti cartacei. Clicca sull’immagine!

L’etica e l’estetica dell’artistico editar libelli d’artista dovrebbe oramai incentrarsi e concentrarsi sul concetto del riuso, del recupero, del riciclo. Non sono più i tempi giusti per acquistare materiale costoso, carte pregiate, colori devastanti. L’arte non può proprio più permettersi di esternare ispirazioni con piccoli disastri ambientali… sarebbe quantomeno fuori luogo!
Molti artistici editori di mirabili oggetti libreschi, dunque, stanno finalmente creando le loro opere quasi esclusivamente con materiale trovato, scartato, regalato, avanzato.

Anche senza arrivare al gioioso estremismo condito con pagine di lastre radiografiche e tranci di dischi in vinile, si può, comunque, evitare l’acquisto della maggior parte del materiale indispensabile alla nostra attività.
Anzi, il solo fatto di raccattare tutto ciò che anche vagamente potrebbe essere utile, che forse un giorno potrebbe impreziosire l’artistico manufatto editoriale, permette di accumulare una grande quantità di materiale. Basterà scartabellarlo, ordinarlo, o anche perdersi nel suo caotico marasma per sintonizzarsi sulla magica soluzione adatta all’idea impossibile che sognavamo proprio per quella particolare e voluminosa opera.

I materiali abbondano in natura e l’improvvisarsi raccoglitore, cercatrice d’oro, inventore, adattatrice, trasformatore diviene parte integrante dell’azione artistica che si fa azione diretta.
Anni fa, per esempio, raccogliemmo un sacco di suole di scarpe abbandonate da un’azienda che aveva ripulito un vecchio magazzino. Restarono alcuni mesi a prender polvere finché, magicamente, si trasformarono in pagine di libro. Abbiamo trovato e utilizzato rotoli di carta di ogni genere, anche rotoli di scontrini, anche rotoloni di vecchia e coloratissima carta da parati anni settanta, anche carta che doveva confezionare cibo, anche carta destinata alla pulizia delle scarpe, anche fogli di vecchi registri contabili. Si possono utilizzare egregiamente anche le pagine dei vecchi atlanti geografici e quando c’è il mare grosso si può stampare, apporre, disegnare, timbrare una discreta quantità di caratteri, simboli, indicazioni, esclamazioni. Che dire poi delle anime elettroniche dei vecchi computer? Sembrano pensieri di robot, sembrano un cocktail metafisico, sembrano fatte apposta per mixare un bitter di bit che esploda gasato dalle pagine.

Si potrebbe quasi insinuare che qualunque materiale sufficientemente piatto, in qualche strano modo, presto o tardi, potrà essere utilizzato e riciclato. Il libro d’artista, come il libello creativo, come il libro oggetto senza testa e testo, possono, testualmente e precipitevolissimevolmente vivere e prosperare senza impattare e senza farci spendere capitali.