MA CHE COS’E’ UN LIBRO D’ARTISTA?

Un libro (S)fatto ad arte, un libro unico e irripetibile che si fa opera d’arte, oppure un libbro talmente esagerato e originale da raddoppiar le b, come diceva Munari?
Un libro d’artista, poi, potrebbe anche essere il libro di quell’artista che, preso da impeto furioso, stanco di non vender neppure una normale opera, prenda a strapparne le pagine riducendolo in brandelli talmente originali e unici da rappresentare un caso, da divenire arte in sventagliante movimento nella sua scultorea gestualità. Oppure, l’artista, sfinito dal solito allinearsi stanco delle parole, volendo, potrebbe passare il tempo a cancellarle, giusto per vedere che cosa resta, oppure potrebbe inscatolarlo, rinchiuderlo, imbullonarlo…
Ci provano in tanti a dare una definizione certa al libro d’artista, ad inquadrarlo con tanto di cornice, a farlo entrare nelle caselle di un cruciverba da risolvere tra letteratura e grafica, tra fantascienza e fantaeditoria. Ma resta uno dei rebus più affascinanti. Libro d’arte, libro d’artista che resterà nel tempo, effimera variante sul concetto di libro realizzata con gli scarti dell’editoria e della tipografia,  libello con contorno di incursioni manufatte su ogni esemplare della microtiratura, pezzo unico rigorosamente privo di testo, libro oggetto, scultura libro, libro che diventa elemento d’arredo, design editoriale….
E se fossero questi strani libri indefinibili, tutti diversi tra loro, tutti così strani, colorati, così difficilmente inquadrabili, commerciabili, replicabili a caratterizzare il futuro dell’editoria?
E se il successo editoriale assumesse il nuovo ed entusiasmante significato del succedere, dell’accadere, del semplice manifestarsi dell’originalità del libro nella sua veste creativa?
E se tutti questi libri uscissero dai musei, dai cassetti, dalle teche, se slacciassero le cinture di sicurezza e cominciassero a circolare liberamente, ad invadere gli spazi e i luoghi della cultura, della sub cultura, della pop e post cultura?