LIBRI NON LIBRI E IBRIDI LIBRESCHI

Stoffa, colori e collage su libello legato a mano

Il libro d’artista è un non libro, un libro magico, un libro idea che illumina il panorama editoriale, un libro oggetto che si fa soggetto, un libro in cui i linguaggi volano a vela uscendo dalle righe. Una delle caratteristiche che utilizza con dirompente frequenza per materializzarsi in quella dimensione che ci ostiniamo a chiamare realtà, è certamente la manipolazione.

Manipolazione è una parola che ci riporta prepotentemente alle mani, mani che prendono il libro d’artista, lo scartafaccio, l’effimero e ribelle libello creativo e lo discostano, lo dissociano, lo fanno dissentire dissonante e divergente dalla classica serialità dei suoi amati cugini libri editorialmente allineati.

Le manipolazioni sono tutti gli interventi manuali che si possono inserire all’interno della base del testo riprodotto di una microtiratura, della base del libroso discorso immaginario e impaginato che stiamo artisticamente editando. E così possiamo avere copertine manipolate perché il titolo è stato scritto con il rossetto, oppure lo sfondo riprodotto è macchiato con spruzzi vitali di smalto per unghie fuori moda. Possiamo avere pagine scritte a mano e inserite clandestinamente nel bel mezzo del grigiore fotocopiato, possiamo avere schegge di legno a far da tronco per un albero immaginario, possiamo avere tagli, ritagli e frattaglie di spazzatura artistica immessa nella corrente del testo.

La manipolazione, poi, è parola pirata che s’insinua all’arrembaggio dei libri classicamente intesi per trasformarli, per farli saltar via dalla definizione data. Prendete un libro normale, manipolatelo e avrete una diversa interpretazione del concetto di libro, una variante non inventariabile, un ibrido libresco beatamente libero di farsi i libri suoi.