Il libro chiuso, contrariamente alla maggioranza dei libri creativi che smaniano per aprirsi al mondo, è un libro timido, un libro che non ha nessun desiderio di esporsi e trasformare il proprio carattere. Il libro chiuso, in altre parole, non può essere aperto e, di conseguenza, non può essere letto. Si tratta di un libro che è stato realizzato, (forse) scritto, ideato, rilegato per poi essere imbullonato o, comunque, reso ermeticamente inacessibile con qualsiasi tecnica possibile e immaginabile a chiunque se lo trovi tra le mani.
Il libro chiuso contiene tesori indescrivibili e irraggiungibili che si nascondono agli occhi di questo mondo materiale che ha perso per sempre il dono dell’immaginazione poetica, dell’ispirato sentire cosmico in perenne espansione che apre mille variegati paesaggi prima ancora che possano essere scritti, descritti, triti e ritriti nel tritacarne delle leggi editorial-artistico-economico-spettacolari.
Se il libro chiuso sia mai stato scritto è un dilemma in cui tutti i lettori di questo genere di libri inutili si dibattono inutilmente. Certo, potrebbero anche aprirlo forzando con violenza brutale il suo carattere schivo e la sua vita appartata, ma, in quel caso, sanno bene che lo ucciderebbero. Aprendolo, infatti, annullerebbero la sua caratteristica essenziale di libro chiuso. Sarebbe come aprire e distruggere una meravigliosa bilia dai mille riflessi colorati solo per cercare di toccarli e meglio possederli, o aprire la scatoletta di merda d’artista del caro vecchio Manzoni giusto per sentire il “profumo dell’arte”.
Perché l’essenza del libro chiuso sta proprio ella sua assenza, quell’essenziale e poetico non esserci che dondola in precario e sottile equilibrio, che vivavaiviaggia anoimo e pirata nel un mondo del protagonismo.
Non ha nessuna importanza se il libro chiuso sia stato scritto o meno, ciò che conta è che sia chiuso e che resti chiuso per sempre nel suo forziere in diretta comunicazione con mondi più sottili e leggermente divertiti per il suo candido osare.